BlackBeard
Le 10 domande che facciamo a tutti
di Ketar
Paolo Lardera e
il suo marchio - BlackBeard Guitars
(nome che si ispira direttamente alla lunga barba nera che Paolo sfoggia da
sempre) - sono una delle più belle novità degli ultimi cinque anni sul mercato
italiano delle chitarre da liuteria. Una novità che è nata sui social network, quando un bel giorno Paolo ha comunicato ai suoi amici di un
famoso forum italiano che stava meditando di trasformare la sua passione in
mestiere, e che ancora vive molto in rete: la pagina FB di Paolo (https://www.facebook.com/paolo.lardera) è sempre molto viva
e visitata ed è un luogo di continui scambi scherzosi e di amicizie che da
virtuali si fanno reali.
Tuttavia Paolo è
una persona schiva e modesta: e oggi che le sue chitarre - semplici ma a modo
loro geniali - vengono ammirate ovunque non si è affatto montato la testa e
mantiene il suo understatement. Non
si definisce un liutaio, ma un costruttore: un artigiano che si è inventato da
sé e che guarda il mondo della chitarra con un grande senso pratico, sfatando
falsi miti e dando alle cose il loro giusto nome. Non a caso la sua chitarra
elettiva, come ci racconta qui, è la telecaster:
il prototipo della chitarra, la sua più essenziale, primordiale e ancora
stupefacente incarnazione. Una chitarra che Paolo reinterpreta magistralmente realizzandone varietà diverse -
per le quali in genere fa tutto, ma proprio tutto, con le sue mani: dal corpo
al manico ai pickup sino ai famosi battipenna in metallo lavorati - ma accomunate dalla ricerca del suono,
innanzitutto, e da un’idea precisa su materiali e finiture. Paolo è, se volete, l’anti-Paul
Reed Smith: alla laccatura glossata ha contrapposto le sue finiture roasted, alle tavole fiammate il pino,
alle cromature scintillante il ferro.
Fino ad arrivare alle sue “Root” telecaster,
chitarre abissali realizzate con tavole vecchissime di pioppo radicale, con
nodi e spaccature in evidenza. Oggetti del desiderio dove la reliccatura l’ha fatta non l’uomo, ma la
natura stessa: sculture del tempo che diventano sonore. E bellissime.
SEI CORDE…
1. GUITARS EXCHANGE:
Come sei finito (o hai iniziato) a fare il liutaio?
Paolo Lardera:
Sin da bambino ho sempre avuto una grande curiosità verso il funzionamento
delle cose: passavo ore a smontare e (tentare di) riassemblare qualunque cosa
mi passasse per le mani. Decidere di costruire qualcosa da zero è stata la
naturale evoluzione di questa mia inclinazione. Ma assemblare artigianalmente
“from scratch” un’automobile, una moto a una macchina fotografica richiede
davvero troppa perizia... così ci ho dato dentro con le chitarre elettriche.
2. GUITARS EXCHANGE: Che
cosa ispira il disegno e la realizzazione di una nuova chitarra?
Paolo Lardera: La
mia piattaforma d’elezione è la Telecaster,
rivista nei legni, nell'estetica e nel suono. In realtà io decido solo la
forma, poi mi lascio guidare dal tipo di legno che di volta in volta mi ritrovo
in mano: ogni legno evoca un percorso, una strada che io cerco di trovare.
3. GUITARS EXCHANGE:
Cerchi un determinato suono per qualche ragione precisa?
Paolo Lardera:
Come dicevo prima, spesso sono i materiali a guidarti verso un particolare
suono. Quando si costruisce uno strumento si può prendere una direzione e
cercare di “tenere il timone” per mantenerla: non sempre però si arriva
esattamente dove si vuole. Ho un mio sistema per valutare il suono di una
chitarra: la imbraccio: se dopo 15 minuti la sto ancora suonando vuol dire che
suona bene, qualunque sia la sua voce. La voce è una combinazione di suono,
feeling, suonabilità: ogni chitarra ne ha una, e ogni chitarrista ne cerca una.
Quando chitarra e chitarrista si incontrano, vuol dire che ho fatto un buon
lavoro.
4. GUITARS EXHCNAGE:
Scegli e spiega perché: soul, jazz, blues, rock, pop…o cosa?
Paolo Lardera:
Blues. Da li è iniziato tutto ciò che conosco e amo della musica. Soul, jazz, rock, alla fine, semplificando
molto, sono solo le versioni, rispettivamente, godereccia, intellettuale o
incazzata del blues. Lasciamo stare il pop.
5. GUITARS EXCHANGE: Sei
un artista a commissione o un eremita solitario?
Paolo Lardera: Un
eremita solitario, solitarissimo. Dietro il marchio BlackBeard c’è una sola persona che fa tutto... io. Tutti gli
strumenti sono realizzati a mano da me (compresi i pickups) e secondo il mio
gusto personale. Fortunatamente è sempre di più la gente che apprezza le mie
scelte stilistiche. Credo dipenda dal fatto che chi vuole farsi fare uno
strumento voglia qualcosa fuori dal comune, di unico, che sia il frutto di
proprie intuizioni ma anche della visione dell’artigiano. Capita che chi voglia
uno strumento abbia le idee confuse, sia indeciso... in quel caso il
committente va interpretato e guidato verso la strada migliore per lui... ma
anche stimolante per me, che dovrò svolgere il lavoro. Se sono felice di
mettere qualcosa di mio in ciò che faccio, lo farò meglio, giusto? E alla fine
il committente sarà felice. Non c’è nulla di più triste di buttare un occhio in
un angolo della casa o studio e vedere lo strumento che se ne sta li,
dimenticato, sotto un dito di polvere. Ecco, io vorrei che ogni mia chitarra
venisse suonata, vissuta, consumata. Dopotutto, è a quello che servono.
6. GUITARS EXCHANGE: Qual
è l’ultimo disco che hai comprato e qual è l’ultimo che hai ascoltato?
Paolo Lardera: L'ultimo
che ho comprato è Tres Hombres, degli ZZTop,
perché l'ho trovato in vinile.
L’ultimo che ho ascoltato è The Dark Side of The Moon
dei Pink Floyd. È uno dei dischi che
ogni volta non posso fare a meno di ascoltare dall'inizio alla fine.
…UN CORPO…
7. GUITARS EXCHANGE: Elettrico
o acustico?
Paolo Lardera: Assolutamente
elettrico. Ma alla fine l'origine del suono è sempre nel legno che vibra.
…UN MANICO…
8. GUITARS EXCHANGE: Qual
è il segreto dei legni che usi?
Paolo Lardera: Nessun
segreto: credo che ogni legno abbia delle proprie caratteristiche, una
personalità. L'abilità o se volete l'originalità, sta nel riuscire a sfruttarla
nel migliore dei modi.
E, dove possibile, credo sia importante usare materiali
“semplici”, dove per semplicità intendo reperibilità, lavorazione, finitura.
Non ho nulla contro l’african padouk e i binding in abalone: semplicemente non
fanno per me.
…E DUE MANI.
9. GUITARS EXCHANGE: Perché
una chitarra fatta da un liutaio costituisce un’alternativa rispetto a quelle
dei grandi fabbricanti?
Paolo Lardera: I
grandi marchi utilizzano economie di scala per minimizzare i costi e aumentare
gli utili. Non c’è nulla di eticamente sbagliato in questo, laddove oggi ci
sono ottimi strumenti anche a fasce di prezzo basse. Ma è pur vero che, anche
se un certo numero di processi sono manuali, la produzione è largamente industriale.
I tempi di realizzazione devono essere bassi, gli elementi di uno strumento
realizzati in catena di montaggio.
Anche un liutaio deve ovviamente trarre un guadagno da ciò
che fa, ma nel suo caso è soprattutto la passione ad essere il carburante principale.
Non è un’industria con dei capannoni e degli operai, è una bottega con pochi
artigiani (nel mio caso uno, io) o a volte, in più, qualche prestatore d'opera
esterno che mi aiuta in qualche processo
per il quale non sono attrezzato, e lo fa proprio perché gli piace quello che
faccio e come lo faccio, non certo perché sono per lui una grande fonte di
guadagno. Alla fine credo che lo strumento finito abbia assorbito un po’ di
questa dedizione, questo amore per legni, metallo e magneti. Chi apprezza questo
se ne rende conto ogni volta che mette le mani su una chitarra fatta a mano.
10. GUITARS EXCHANGE: Chi
suona le tue chitarre? Chi ti piacerebbe che le suonasse?
Paolo Lardera: Tra
i possessori di una BlackBeard trovi
qualche professionista, molti appassionati… e ora c’è anche qualche
collezionista.
I chitarristi o bassisti per cui vorrei costruire uno
strumento sono tutti morti! In realtà mi considero molto fortunato a fare questo
lavoro e spero, banalmente, che ogni chitarra o basso che realizzo renda felice
chi la possiede.
Ogni volta che vendo uno strumento provo un minestrone di
emozioni: soffro per la separazione, pensando a tutte le ore di lavoro spese su
di esso; sono soddisfatto per la vendita, visto che, è bene ricordarlo, questa
è la mia passione ma anche il mio lavoro;
sono lusingato per la fiducia che mi sono guadagnato; ma più di ogni
altra cosa sono stimolato dal fatto che posso costruirne un'altra. Si
ricomincia.
IN VENDITA su Guitars Exchange: Tele in Castagno, Tele Root III, WorkHorse Tele
Sito ufficiale: http://www.chitarrebarbanera.it